Arte contemporanea: Eva, Otto e la Ragazzina sull’Altalena tra tecnologia e relazioni umane

Arte contemporanea

L’arte contemporanea non è mai stata così attuale e urgente come oggi, in un’epoca dominata da trasformazioni tecnologiche rapidissime e da un profondo mutamento nelle dinamiche sociali. Nel 2023, ho creato l’installazione Eva e Otto, accompagnati da una ragazzina che si dondola sull’altalena, per un evento speciale organizzato da Rai Way nell’ambito del progetto “5G Audio-visual Broadcast Broadband Network”. Questa iniziativa, vincitrice del bando del Ministero dello Sviluppo Economico nel luglio 2022, si propone di esplorare le nuove frontiere della comunicazione audiovisiva attraverso la tecnologia 5G, realtà virtuale e aumentata.


Un’installazione che riflette la complessità della società digitale

Le mie sculture sono state esposte dal 22 al 30 aprile nella suggestiva Sala del Duomo delle OGR di Torino, un luogo simbolico che incarna la fusione tra passato industriale e innovazione culturale. Qui, arte, tecnologia e performance dal vivo si sono incontrate per raccontare una storia che parla di rapporti umani in un mondo sempre più digitale e, paradossalmente, sempre più isolato.

La coreografia, pensata in collaborazione con la regista Rai Maria Baratta, ha coinvolto una ballerina e un sassofonista reali, vestiti con stoffe create appositamente da me, legando così arte visiva, movimento e musica in un racconto multisensoriale. Il loro incontro è sospeso tra reale e virtuale, tra presenza e assenza, tra desiderio e distanza.


Tra danza e tecnologia: il simbolismo di uno sguardo e la distanza che separa

La scena racconta un momento di incrocio e disincanto: la ballerina e il sassofonista si sfiorano, gli spartiti cadono, uno sguardo rubato si trasforma in un colpo di fulmine, ma la realtà li riporta presto alle loro attività, segnando un momento di separazione. È la tecnologia a offrir loro una nuova possibilità: grazie ai visori 5G di realtà virtuale e aumentata, si ritrovano, seppur a distanza, su una stessa panchina in un attimo di pausa, superando i limiti imposti dallo spazio fisico.

Questo gesto apparentemente semplice diventa però una potente metafora della condizione esistenziale di molte persone oggi: il desiderio di connessione e vicinanza, la fragilità dei rapporti che spesso si consumano su schermi e pixel, e la difficoltà di vivere relazioni autentiche nel contesto iperconnesso e disumanizzante della nostra epoca.


Arte contemporanea Una riflessione amara e autentica sulle nuove modalità di relazione

Il progetto vuole essere una provocazione, un grido di allarme e una riflessione profonda sul modo in cui i giovani vivono oggi le relazioni interpersonali. Il mio punto di partenza è personale e universale al tempo stesso: mio figlio lavora in smart working per un’azienda di engineering, seguendo tra l’altro il sito dell’INPS. Passa le giornate in una stanza buia, davanti a uno schermo, isolato dal mondo reale. I suoi contatti sociali si limitano a poche e fugaci passeggiate per motivi essenziali, mentre le sue relazioni avvengono quasi esclusivamente attraverso il computer o il cellulare.

Questo scenario è emblematico di una generazione che vive in bilico tra iperconnessione e solitudine, tra socialità virtuale e isolamento reale, in cui le emozioni e i sentimenti rischiano di diventare digitali, liquidi e spesso superficiali.


La ragazzina sull’altalena e le ninfee: un richiamo alla vitalità perduta e alla speranza

Al centro di questa scena, la ragazzina che si dondola sull’altalena, anche lei con il visore, rappresenta un simbolo di innocenza e speranza, ma anche di alienazione. È la sintesi perfetta della dicotomia tra la purezza del gioco, della socialità spontanea, e la realtà tecnologica che plasma il suo modo di vivere il mondo.

Intorno a lei, 18 ninfee e ballerine corrono e danzano come un tempo, evocando una socialità perduta, un richiamo a tempi in cui il corpo e il movimento erano strumenti di incontro e comunicazione reale, non mediati da uno schermo o da una realtà virtuale. Questo contrappunto visivo e simbolico rafforza la critica e invita a una riflessione più ampia sul significato delle relazioni e dell’esperienza umana nell’era digitale.


Arte contemporanea come specchio e monito

Eva, Otto e la ragazzina sull’altalena non sono semplici figure artistiche: sono uno specchio della società contemporanea, un monito sull’isolamento emotivo e sociale che la tecnologia può provocare se non accompagnata da una consapevolezza critica. Questa installazione è un invito a non lasciarsi sopraffare dalla digitalizzazione ma a cercare un equilibrio, a usare la tecnologia come mezzo per avvicinare davvero le persone senza sostituire il contatto umano.

L’arte contemporanea qui diventa un potente veicolo di narrazione e provocazione, capace di stimolare un dialogo urgente e necessario sulle trasformazioni che stiamo vivendo.


Verso un futuro di relazioni autentiche

In un mondo sempre più digitale e interconnesso, il rischio di perdere la dimensione umana delle relazioni è concreto. Eva, Otto e la ragazzina sull’altalena ci ricordano che la tecnologia può essere una risorsa incredibile, ma non deve mai sostituire il calore di uno sguardo, il gesto di una mano, il ritmo condiviso di una danza.

L’arte contemporanea, con le sue forme e sperimentazioni, ci offre così uno spazio di riflessione e speranza per immaginare e costruire un futuro in cui tecnologia e umanità possano convivere in armonia, preservando la ricchezza delle nostre emozioni e relazioni.

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