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La Famiglia”, dopo il lockdown: Pianezza celebra il ritorno alla natura (e la donna) con l’opera di Osvaldo Moi

L’inaugurazione è fissata per le 10 di sabato 18 settembre nell’aiuola di strada della Cortassa all’incrocio con viale Aldo Moro

Un’opera d’arte che rappresenta il legame forte con la famiglia, ma al tempo stesso anche la fine (si spera) di un periodo complesso e il ritorno alla natura e alla vita “normale”. Per celebrare tutto questo, Pianezza dà appuntamento a sabato 18 settembre (alle 10) per inaugurare nell’aiuola verde della rotonda tra Strada della Cortassa e viale Aldo Moro la nuova opera dello scultore sardo Osvaldo Moi, commissionata dalla stessa amministrazione.

L’installazione, dal titolo “La Famiglia“,  è ispirata al concetto di nucleo familiare che finalmente, dopo il lock down, torna a fruire della natura. Il lavoro è anche un tributo alla grande forza della figura femminile, sovente vittima di violenze private.

Profondo rispetto e ammirazione mi legano a Pianezza – spiega Moi -, un Comune dove valori come patria, famiglia, arte, natura e cultura sono presenti e coltivati.Da quando ho iniziato a conoscerla e a girare per le sue vie e piazze, fino ai suoi parchi e le sue rotonde, ho potuto apprezzare l’intenzione dell’amministrazione di arricchirla con opere di artisti contemporanei”. “Già nel 2009 – prosegue – ero stato infatti coinvolto per realizzare e collocare nel Parco della Pace, (un centinaio di metri dalla rotonda che accoglie questo mio nuovo lavoro) una copia del monumento ai Caduti di Nassiriya (installato come primo lavoro di arte pubblica nel 2004 a Novara e poi nel 2006 a Torino (in piazza d’Armi)”.

Tornando al tema che sta alla base della sua opera, Moi spiega come “Stiamo vivendo – e mi auguro si stia uscendo – da un lungo periodo dove il COVID19 l’ha fatta da padrone: una eco continua, quel battere sulla nostra pelle come dei poveri tamburelli, che ci ha condizionati modificando il nostro modo di intendere la vita. Ci siamo anche avvicinati di più alla consapevolezza che stare all’aperto, nel verde, ci fa stare meglio. La natura e l’arte – in tutte le sue forme – ci sono state di grande conforto”. “Il prezzo più grande di questo lungo periodo difficile credo lo abbia pagato ogni nucleo familiare, e in particolare, la Donna. Anzi, moltissime donne, a cui, per scarico di violenza, è stata tolta la vita. Una Vita preziosa che voglio ricordare e a cui dare tributo“.

                                                                                                                                                                       Massimiliano Sciullo 

 

 

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TRA ARTE, UOMO E NATURA, L’URLO TACITO DELLO SCULTORE OSVALDO MOI

Sabato 18 settembre 2021 alle ore 10 si inaugura a Pianezza (TO) la sua nuova opera di arte pubblica.

 

di Monica Nucera Mantelli

I messaggi artistici che vengono trasmessi nel contesto dei patrimoni naturalistici hanno da sempre una doppia efficacia. Da una parte invitano le persone a condividere spazi di fascino e benessere – luoghi popolati da alberi, arbusti, piante, fiori e creature del regno animale. Dall’altra ci permettono di entrare in quell’iconografia che da millenni viene utilizzata dall’uomo come codice primario di comunicazione.

 

Le vaste incisioni rupestri ne sono un esempio, così come la mitologia universale, intrisa sin dalla notte dei tempi di commistioni e trasformazioni da uomini a piante ed animali (e viceversa). E ben sappiamo che dal Medioevo in poi proliferano anche i “bestiari” ovvero i calembour di creature fantastiche e chimere impossibili, nate dall’unione tra uomini/dei/semidei e altri esseri viventi provenienti del mondo vegetale o animale. Fauno, centauro o sirena sono solo esempi di questi incroci surreali decantati sia dal più recente scrittore J.L.Borges (che ne ha inventati tanti altri) e già magistralmente iconizzati assai prima dal pittore J.Bosch.

 

Già solo questi riferimenti possono introdurci meglio al peculiare linguaggio plastico dell’artista di cui stiamo per raccontarvi. Ma prima dobbiamo focalizzare meglio il contesto in cui opera, ovvero l’Italia, un Paese che il mondo intero ci invidia anche perché ricolmo di distese boschive, percorsi fluviali, laghi e stagni naturali e/o artificiali. Eppure, ciò nonostante, sono ancora pochi gli artisti italiani che anziché privilegiare musei e piazze si rivolgono a questo straordinario universo di biodiversità per collocare opere e lanciare per suo tramite manifesti e denunce di impegno sociale.

 

Lo scultore Osvaldo Moi, nato a Silius, Sardegna nel 1961, è uno di questi. E sabato 18 settembre 2021 alle ore 10 inaugurerà a Pianezza (TO), alla presenza delle istituzioni locali, nell’aiuola verde della rotonda tra Strada della Cortassa e viale Aldo Moro, una sua nuova opera di arte pubblica dal titolo “La Famiglia”. Una famiglia intesa nel senso più vasto del termine perché implicitamente rimanda al concetto di armonia mundi. Per questo scultore è importante tributare qualsiasi nucleo familiare che finalmente, dopo il lock down, sia tornato a fruire dell’aria aperta e della natura. Il progetto – che consta in 5 figure umane più un canide realizzato in ferro da 5 mm – è anche un omaggio alla grande forza della figura femminile, sovente vittima di violenze, e per tale motivo è stato realizzato in modalità totemica: la Donna infatti è alta ben 2,50 mt!  E l’Uomo, in quanto figura maschile, non l’ha dimenticato. E’ oltre la rotonda: guarda la sua famiglia, la sua donna, i suoi figli e il suo cane, con amore e ritrovata armonia.

 

Spiega l’artista: “Ho concepito l’opera nel suo contesto green e quell’immagine di verzura ha cancellato il cemento tutt’intorno. Mi servita quell’ isola salvifica! Mi è passato sotto gli occhi un cortometraggio a colori: su quel prato tondo ho visto alcune gioiose silhouette in controluce, dei profili viventi che giocavano in lontananza. Li ho visti vivi, in movimento, sprigionanti allegria. Corpi che festeggiavano la libertà dopo un lungo tempo di chiusure e divieti. Ho riportato l’idea su un pezzo di carta e quel fermo immagine l’ho poi tracciata su un A4. Ho condito il tutto con un filo logico e questo ha conquistato gli addetti ai lavori. Il Sindaco si è entusiasmato, il budget è rimasto sempre stringato, ma almeno ho avuto la possibilità di dare espressione a quel desiderio globale di evasione.”

 

L’opera pubblica di Osvaldo Moi si colloca in un contesto geo-strategico: l’area di Pianezza, come altre zone dell’area metropolitana torinese, offre un paesaggio agricolo estremamente strutturato, in cui gli elementi che lo compongono sono prodotti dalla mano dell’uomo: ma questa impronta antropica non è di per se stessa un fattore negativo. Questo Comune è infatti uno degli oltre 90 compresi nel grande programma della Corona Verde, che nell’area metropolitana torinese ha tentato negli anni, oltre che di ricucire ferite e rinaturare luoghi degradati, di creare collegamenti fisici tramite greenways per rendere connessi proprio i luoghi antropici con i tanti elementi naturali presenti. Si tratta quindi di un territorio collocato in particolare in quella grande piattaforma pianeggiante che affaccia allo sbocco della Valle di Susa, in un crocevia che vede il passaggio dell’anello ciclabile della Corona di Delizie, connettendo qui in particolare, la Reggia di Venaria con il Castello di Rivoli “Museo di Arte Contemporanea”, e scavalcando la vicina Dora Riparia. E qui c’è anche il passante del grande itinerario slow della Via Francigena.

 

Dunque, si comprende come anche la Natura antropizzata, magari proprio quella che abbiamo ereditato dalle generazioni pregresse o da soluzioni urbanistiche meno grigie, contribuisce nel processo di coniugazione tra queste due sfere tra uomo e natura. Si pensi alle aiuole, ai parchi e ai giardini! Chi crea arte tridimensionale quindi – makers, scultori, designer o architetti che siano – ha la possibilità, attraverso le giuste scelte di collocazione, di aggiungere a questa società in demolizione un stimolante collante naturale. Una resina etica che aggiunga una coniugazione e un trattamento unitario delle reciproche istanze, cooperando alle azioni per la resilienza, lo sviluppo sostenibile e in generale al miglioramento della qualità della vita di tutti.

 

Sia chiaro: la produzione artistica di Osvaldo Moi non è bucolica. Può in apparenza sembrare briosa al punto da risultare “leggera”. Ma in realtà questa apparente giocosità è una provocazione profonda. Un black humour: una parodia pop per esorcizzare il male e la morte. Molta della sua arte sembra infatti atta a scongiurare, proteggere e tutelare la vita. Se si guarda ad esempio alle sue sculture dedicate agli animali – escargot, istrici, ricci e altre piccole creature – notiamo che egli predilige quelle che portano con sé una schermatura, un guscio, una calotta di protezione, come nel caso delle conchiglie tritoni o dogli dei suoi cromaticissimi paguri, peraltro in esposizione collettiva presso la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino a partire da mercoledì 15 settembre 2021.

 

Ora, che si tratti di un guscio di carapace o di un vello ispido, poco importa. Questo scultore che nella vita ha volato per mestiere su cieli di guerra, ha visto ciò che nella vita ci si augura di non vedere mai: terremoti, roghi, inondazioni: Calamità tutte caratterizzate da distruzione.

 

Resosi conto che il mondo necessita di custodire questa moltitudine vivente, Moi prende queste creature sotto la sua ala – (significativo il suo pilotare gli elicotteri per mestiere) – e cerca, in una simbolica azione vivacizzante: al posto delle chiocciole mette foulard arrotolati, al posto degli aculei mette matite colorate e così via. Il suo intento è rendere meno incombente l’emergenza in cui versa i Creato. Il lavoro racconta di rivisitazioni del vivente e in alcuni casi le sue mani arrivano a simulare con le dita persino dei mudra, come nel gesto popolarmente definito “delle corna” noto in meditazione come l’Apaan Mudra, o Mudra dell’Energia o Mudra della Purificazione.

 

In Moi c’è sempre un manifesto. Un urlo tacito. Una denuncia sottaciuta. Che a volte viene anche dichiarata a tinte forti. Come scrive bene l’attore e regista teatrale Massimo Ghini, in lui coesiste “la pazzia, ma nella sua accezione più alta, più poetica, più “shakesperiana” in cui al Fool e’ data la magia del capire, del vedere cio’ che gli umani non capiscono e non vedono. Il movimento, l’armonia l’ironia anche lo sberleffo compongono un mondo di figure sfigurate, in una lenta trasformazione da oggetto a soggetto, senza pudori o formalismi. Una lenta ma inarrestabile tendenza alla trasformazione, al cambiamento, all’imperfezione alla disconoscenza, alla provocazione quindi alla non conformità anticamera chiara alla patente di follia. Quella follia, che se solo fosse minimamente interpretata, salverebbe il mondo che tanti “sani” contribuiscono a distruggere.”

 

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Sabato 18 settembre 2021 alle ore 10 a Pianezza (TO) nell’aiuola verde della rotonda tra Strada della Cortassa e viale Aldo Moro verrà inaugurata, alla presenza dell’Amministrazione che l’ ha commissionata, la nuova opera dello scultore sardo Osvaldo Moi.

L’installazione dal titolo “La Famiglia”,  è ispirata,  come spiega l’artista, al concetto di nucleo familiare che finalmente, dopo il lockdown, torna a fruire della natura. Il lavoro è anche un tributo alla grande forza della figura femminile, sovente vittima di violenze.
Racconta Moi: “Profondo rispetto e ammirazione mi legano a Pianezza, un comune dove valori come patria, famiglia, arte, natura e cultura sono presenti e coltivati. Da quando ho iniziato a conoscerla e a girare per le sue vie e piazze, fino ai suoi parchi e le sue rotonde, ho potuto apprezzare l’intenzione dell’amministrazione di arricchirla con opere di artisti contemporanei. Già nel 2009 ero stato infatti coinvolto per realizzare e collocare nel Parco della Pace, (un centinaio di metri dalla rotonda che accoglie questo mio nuovo lavoro) una copia del monumento ai Caduti di Nassiriya (installato come primo lavoro di arte pubblica nel 2004 a Novara e poi nel 2006 a Torino (in piazza d’Armi).
Stiamo vivendo – e mi auguro si stia uscendo – da un lungo periodo dove il COVID19 l’ha fatta da padrone: una eco continua, quel battere sulla nostra pelle come dei poveri tamburelli, che ci ha condizionati modificando il nostro modo di intendere la vita. Ci siamo anche avvicinati di più alla consapevolenza che stare all’aperto, nel verde, ci fa stare meglio. La natura e l’arte – in tutte le sue forme – ci sono state di grande conforto. Il prezzo più grande di questo lungo periodo difficile credo lo abbia pagato ogni nucleo familiare, e in particolare, la Donna. Anzi, moltissime donne, a cui, per scarico di violenza, è stata tolta la vita. Una Vita preziosa che voglio ricordare e a cui dare tributo.
Ispirata da questi pensieri ha presso le mosse la mia progettazione artistica che ha preso forma nello spazio rotondo tra Strada della Cortassa e il viale dedicato a Aldo Moro. Un progetto nato tempo fa sulla proposta di realizzazione di una scultura in centro di Pianezza: poi il tempo scorre, come le idee corrono con molti progetti validi, ma costosi, che purtroppo si arenano tra le maglie della burocrazia e i problemi di tutti i giorni, ma il germoglio di quel seme, stava mettendo  radici solide.
A distanza di mesi, l’idea di abbellire una rotonda c’era, non più in centro ma in una più ampia rotonda. Così mi hanno proposto un area verde con piante, cespugli: quale spazio migliore per celebrare la famiglia, la sua guida, la Donna con la D maiuscola. Quell’immagine quel cortometraggio a colori, quei profili in lontananza su quel prato, erano vivi in movimento, sprigionando allegria, festeggiando la libertà dopo un anno e più di chiusure e divieti per celebrare la libertà dell’evasione e di una vita che ritorna. Ho riportato così l’idea su un pezzo di carta e quel  fermo immagine su un A4, condito dal giusto filo logico, ha conquistato gli addetti ai lavori.
Questa idea ha convinto il Sindaco, che partendo da un budget limitato, ha voluto comunque cogliere la possibilità di tributare con un opera d’arta pubblica la serenità, l’allegria, la libertà e rendere così il giusto tributo alla Donna, la mamma: una scelta troppo importante anche per me impedendomi di non cogliere quello scettro che Pianezza mi offriva per una seconda volta.
Da artista non ho disegnato mere sagome. Su quella lamiera ho inciso spensieratezza, allegria, felicità, tentando di esprimere la voglia di dimenticare i momenti di tristezza, malinconia e restrizioni. E l’ Uomo, in quanto figura maschile, nelle sei figure realizzate, non l’ho dimenticato. E’ oltre la rotonda: guarda la sua famiglia, la sua donna, i suoi figli e il suo cane, con amore e ritrovata armonia”.

 

 

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La Famiglia, opera dello scultore Moi a Pianezza

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Sabato 18 settembre 2021 alle ore 10 a Pianezza (TO) nell’aiuola verde della rotonda tra Strada della Cortassa e viale Aldo Moro verrà inaugurata, alla presenza dell’Amministrazione che l’ ha commissionata, la nuova opera dello scultore sardo Osvaldo Moi.

L’installazione dal titolo “La Famiglia”,  è ispirata,  come spiega l’ artista, al concetto di nucleo familiare che finalmente, dopo il lock down, torna a fruire della natura. Il lavoro è anche un tributo alla grande forza della figura femminile, sovente vittima di violenze.
 
Racconta Moi “Profondo rispetto e ammirazione mi legano a Pianezza.

Un Comune con la C maiuscola: valori come patria, famiglia, arte, natura e cultura animano questa cittadina.
Da quando ho iniziato a conoscerla e a girare per le sue vie e piazze, fino ai suoi parchi e le sue rotonde, ho potuto apprezzare la voglia di arricchirla con opere di artisti contemporanei.
Inaspettatamente nel 2009 ero già stato coinvolto per realizzare e collocare nel Parco della Pace, (un centinaio di metri dalla rotonda che accoglie questo mio nuovo lavoro) una copia del monumento ai Caduti di Nassiriya.
In realtà il primo lavoro di arte pubblica lo avevo realizzato nel 2004 a Novara e il secondo nel 2006 a Torino (in piazza d’Armi). Quest’ultima installazione purtroppo è stata oggetto di un recente atto vandalico.
Stiamo vivendo – e mi auguro si stia uscendo – da un lungo periodo dove il COVID19 l’ha fatta da padrone.
Una eco continua, quel battere sulla nostra pelle come dei poveri tamburelli, che ci ha condizionati modificando il nostro modo di intendere la vita. Ci siamo anche avvicinati di più alla consapevolenza che stare all’aperto, nel verde, ci fa stare meglio.
La natura e l’arte – in tutte le sue forme – ci sono state di grande conforto.
Credo anche che il prezzo più grande lo abbia pagato ogni nucleo familiare, e in particolare, la Donna. Anzi, moltissime donne, a cui, per scarico di violenza, è stata tolta la vita. Una Vita preziosa che voglio invece ricordare e dare tributo.
Su tutto questo è andata la mia progettazione artistica che ora si posiziona tra Strada della Cortassa e il viale dedicato a Aldo Moro.
A questi principii che ritrovo negli intenti civili e nell’anima mundi di Pianezza, ho pensato di dare espressione, restituendo metaforicamente alla sua popolazione il meritato rispetto e la libertà perduta.
Da artista non ho disegnato mere sagome. Su quella lamiera ho inciso spensieratezza, allegria, felicità!
Ho voluto in qualche modo far dimenticare quei momenti di tristezza, malinconia e restrizioni.
E l’ Uomo, in quanto figura maschile, non l’ho dimenticato. E’ oltre la rotonda: guarda la sua famiglia, la sua donna, i suoi figli e il suo cane, con amore e ritrovata armonia.”

 

 

 

 

 

 

Il-Giornale-26-lug-2013-Carlo-Franza Osvaldo Moi

 

Vittorio Sgarbi - Catalogo Biennale Venezia Torino - Osvaldo Moi

Vittorio Sgarbi - Catalogo Biennale Venezia Torino - Osvaldo Moi

Catalogo Castiglia Osvaldo Moi Vittorio Sgarbi

 

 

 

Catalogo Castiglia Osvaldo Moi Vittorio Sgarbi